Dazi UE: 60.000 posti di lavoro a rischio nel settore aeronautico
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L'AD di Bombardier, ha definito i dazi imposti dall'Unione Europea una scelta sbagliata che mette a rischio circa 60.000 posti di lavoro nel settore aeronautico. La dichiarazione arriva in risposta alle recenti misure protezionistiche adottate dall'UE, che hanno colpito duramente l'industria aerospaziale. Bombardier, un importante produttore di aeromobili, si trova ora ad affrontare una situazione critica, con la minaccia di pesanti perdite economiche e la prospettiva di licenziamenti di massa.
Secondo l'azienda, i dazi rappresentano un ostacolo significativo alla competitività del settore, rendendo difficile competere con i produttori rivali. Questa decisione dell'UE, secondo Bombardier, non solo danneggia l'azienda stessa, ma intacca anche l'intera filiera produttiva, con ripercussioni negative su fornitori e aziende collegate. La situazione mette a rischio non solo l'occupazione diretta, ma anche l'indotto, con un impatto devastante sull'economia di numerose regioni.
L'azienda ha lanciato un appello alle istituzioni europee, chiedendo una revisione urgente delle misure protezionistiche. Bombardier ha sottolineato l'importanza di un mercato aperto e competitivo per la crescita sostenibile del settore aeronautico, evidenziando i benefici reciproci derivanti dalla collaborazione internazionale. La compagnia si dice disponibile a collaborare con l'UE per trovare una soluzione che tuteli sia gli interessi dei produttori europei che quelli dei consumatori.
La situazione rimane tesa e incerta. Le trattative tra Bombardier e l'UE sono in corso, ma il futuro del settore aeronautico europeo resta appeso a un filo. La possibile perdita di 60.000 posti di lavoro rappresenta un grave colpo per l'economia europea e pone in discussione l'efficacia delle politiche commerciali dell'Unione Europea.
Gli esperti del settore si interrogano sulle conseguenze a lungo termine di questa decisione, temendo un effetto domino che potrebbe colpire altri settori industriali. La pressione su Bruxelles è forte, con sindacati e rappresentanti delle imprese che chiedono un intervento immediato per evitare una crisi di proporzioni enormi.