Dazi Usa: 23mila imprese italiane a rischio
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Secondo un nuovo rapporto dell'Istat, oltre 23.000 imprese italiane, pari al 16,5% del totale export, risultano particolarmente vulnerabili alla recente svolta protezionistica degli Stati Uniti. La decisione di Washington di imporre dazi su determinate categorie di prodotti ha messo in seria difficoltà un consistente numero di aziende italiane che esportano negli USA.
Le aziende maggiormente colpite sono quelle legate al settore agroalimentare, al tessile-abbigliamento e al meccanico, settori che hanno tradizionalmente goduto di un forte flusso di esportazioni verso il mercato americano. L'impatto negativo si estende ben oltre le imprese direttamente interessate dalle nuove barriere tariffarie, con effetti a catena su tutta la filiera produttiva. Si temono perdite di fatturato, riduzione degli investimenti e possibili licenziamenti.
L'Istat sottolinea la necessità di una strategia di diversificazione dei mercati esteri per le imprese italiane, al fine di ridurre la dipendenza eccessiva dagli Stati Uniti. Si raccomanda inoltre di potenziare gli strumenti di supporto alle imprese per aiutarle ad affrontare le nuove sfide imposte dal contesto internazionale. Il governo è chiamato ad intervenire con misure concrete per sostenere le aziende colpite, promuovendo politiche attive di sostegno, facilitando l'accesso al credito e incentivando l'innovazione e l'aggiornamento tecnologico.
La situazione evidenzia la fragilità dell'economia italiana di fronte a politiche protezionistiche internazionali. La necessità di rafforzare la competitività delle imprese italiane a livello globale risulta più urgente che mai. Si auspica una maggiore attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia dell'occupazione e per la crescita economica sostenibile del Paese.
L'analisi dell'Istat rappresenta un campanello d'allarme, sottolineando l'importanza di una reazione tempestiva e coordinata tra governo, imprese e istituzioni per mitigare gli effetti negativi dei dazi Usa e per garantire un futuro più stabile e competitivo per l'economia italiana.