Malati irreversibili: No al suicidio assistito senza limiti
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Gruppi di malati irreversibili si sono espressi contro una liberalizzazione eccessiva del suicidio assistito, chiedendo alla Consulta di mantenere paletti ben definiti nella legge. La loro preoccupazione principale è evitare abusi e garantire che la scelta sia effettivamente libera e consapevole, senza pressioni esterne. Si temono situazioni di vulnerabilità che potrebbero portare a decisioni sofferte e non pienamente ponderate.
I rappresentanti dei malati sottolineano l'importanza di protezioni robuste per le persone fragili, evidenziando la necessità di accertamenti rigorosi sulle condizioni cliniche e sulla capacità di intendere e di volere. La richiesta di maggiori garanzie non è interpretata come un'opposizione al suicidio assistito in sé, ma piuttosto come la necessità di un quadro normativo che prevenga possibili sfruttamenti e garantisca il rispetto della dignità umana. Si auspica un dibattito pubblico costruttivo e responsabile, che tenga conto delle diverse esigenze e sensibilità in gioco, evitando una semplificazione eccessiva di una questione così complessa.
Secondo gli attivisti, l'attuale dibattito si concentra troppo sull'aspetto giuridico, trascurando le implicazioni etiche e soprattutto quelle pratiche. È necessario, quindi, che la Consulta consideri attentamente le possibili conseguenze della sua decisione, garantendo che la legge sia applicata in modo equo e che tuteli in modo effettivo i diritti e la dignità di tutti i cittadini, inclusi i più vulnerabili. L'obiettivo è trovare un equilibrio tra il diritto all'autodeterminazione e la necessità di proteggere i più deboli da possibili pressioni o abusi. Il rispetto della volontà del paziente deve essere garantito, ma altrettanto importante è la salvaguardia della sua salute e della sua dignità.